Come calcolare lo spread di un mutuo al 100 per 100? Quali sono i più vantaggiosi?

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Spread, una parola che suona minacciosa visti i turbolenti trascorsi che sulla base di questo ‘malandrino’ hanno visto traballare più volte le fondamenta della nostra economia, ma chi ne conosce il significato può aggirarne i rischi e ‘addomesticarlo’.

Di solito, lo spread salta fuori quando si parla di fluttuazioni del mercato finanziario e, per quanto ci interessa, nel caso dei mutui.

Ma cos’è, in sostanza, lo spread e in quale misura incide sulla percentuale dei tassi di interesse applicati ai mutui ipotecari, in particolare quelli al 100 per 100?

Cos’è lo spread?

Lo sentiamo nominare spesso, ma pochi ne conoscono il vero significato.

Letteralmente, la traduzione del termine ‘spread’ significa differenza, divario, ma in economia assume una rilevanza che travalica la connotazione letteraria, in quanto dal suo valore può dipendere la salute economica di uno Stato.

In parole semplici, riferito al nostro Paese lo spread è il ‘gap’ che passa fra il ricavo garantito dai Btp di casa nostra e gli equivalenti titoli di Stato tedeschi.

Spread e interessi sui mutui, perché vanno ‘a braccetto’

Premesso che i tassi sui mutui ipotecari si calcolano su base annua, a seconda della loro durata e degli importi delle rate, gli interessi che ne derivano vengono moltiplicati per il tasso annuo nominale.

In sintesi, la formula per il calcolo degli interessi applicati ai mutui equivale alla moltiplicazione fra il capitale erogato, il tasso nominale annuo e la durata del finanziamento espressa in giorni (365).

Che c’azzecca lo spread col TAN?

Lo spread entra in ballo quando si parla di tasso annuo nominale, ossia il TAN, un acronimo ben noto a chi ha che fare con mutui e prestiti.

Il TAN altro non è che la somma fra lo spread e l’indice di riferimento, un valore variabile di pari passo con le oscillazioni del costo del denaro.

La somma fra spread e indice di riferimento fa come risultato il TAN.

Indice di riferimento, chi è costui?

Ma che s’intende, nella sostanza, per indice di riferimento?

Faremmo meglio a parlare al plurale, in quanto gli indici di riferimento più facilmente reperibili nei mutui, in generale e, nello specifico, in quelli 100 per 100 oggetto della presente trattazione, sono più di uno in base alla tipologia di tasso prescelto.

Nella fattispecie, ci riferiamo agli Eurirs per quanto riguarda i mutui ipotecari a tasso fisso, gli Euribor per quelli a tasso variabile e, infine, il tasso applicato dalla Banca Centrale Europea (BCE).

Sia l’Euribor che l’Eurirs sono indici dipendenti dalla durata del mutuo.

Più è lunga la sua durata, più alti risulteranno gli indici di riferimento.

Diversamente, il tasso BCE è quello stabilito dalla Banca Centrale Europea e corrisponde agli interessi che gli stessi istituti di credito eroganti pagano per le pratiche di ri-finanziamento.

Perché lo spread dipende dal tipo di mutuo

Tirate le somme, si può affermare che spread e interessi dipendono dall’importo dei mutui contratti, dalla loro durata e, nello specifico, dal costo del denaro al momento della stipula del finanziamento.

In linea di massima, gli interessi applicati a un mutuo ipotecario si calcolano, come dicevamo, su base annua, tenendo conto della durata e dell’importo del finanziamento, valori a loro volta moltiplicati per il tasso annuo nominale, il Tan appunto che, ricordiamo, è la risultante addizionale di spread e tasso di riferimento.

Spread e mutui, un binomio indissolubile

Spread e mutuo sono, quindi, pressoché inseparabili.

Ma che significato assume lo spread in coppia con questo genere di finanziamenti ipotecari?

Per farla breve, possiamo riconoscere nello spread associato ai mutui ipotecari 100 per 100 e ipotecari in generale il ricavo che la banca si ritaglia per premunirsi da eventuali rischi di insolvenza del contraente.

Uno strumento di maggior tutela per la banca

Avvalendosi dello spread, l’istituto erogante si auto-remunera.

In questo senso possiamo riconoscere al valore dello spread la funzione di ‘ombrello’ o ‘paracadute’ per attutire eventuali ‘tonfi’ futuri che si dovessero verificare in caso di inadempienza nel saldo del debito da parte del mutuatario o degli eventuali garanti cointestatari.

In altri termini, lo spread rappresenta una sorta di ricarico o, se vogliamo, di ‘ammortizzatore’ applicato dalla banca al tasso base che rappresenta, di fatto, il guadagno della banca sul mutuo.

Più alto è lo spread, maggiore è il rischio corso dalla banca nella concessione di un mutuo ipotecario.

Di fatto, lo spread alza il tasso del mutuo, che risulta ‘gonfiato’ dal ricavo supplementare ritagliatosi in via precauzionale e cautelativa dalla banca stessa.

Come cambia lo spread in base al tipo di tasso

Lo spread varia in base al tipo di mutuo ipotecario contratto.

Per quanto i mutui ipotecari, soprattutto per l’acquisto della prima casa, registrino tassi agevolati soprattutto in presenza di particolari categorie socio-economiche (giovani coppie, lavoratori atipici ‘under 35’, ecc.) al mutuo 100 per 100 vengono applicati tassi più alti, anche se la loro finalità riguarda l’acquisto dell’abitazione principale, in quanto comportano un rischio maggiore, dovendo finanziare l’intero finanziamento per mancanza di garanzie e liquidità da parte del richiedente.

In generale, comunque, lo spread applicato ai mutui ipotecari prima casa risulta più basso di quello calcolato per altri tipi di prestiti o finanziamenti.

Il valore dello spread muta anche in base al tasso dei mutui.

Per quelli a tasso variabile, lo spread risulta in genere più basso, attestandosi su una media di circa 1,5%, diversamente nei mutui a tasso fisso lo spread è più alto in quanto la variabilità del mercato finanziario potrebbe virare anche a sfavore della banca.

Come si calcola lo spread nei mutui 100 per 100?

Il calcolo dello spread in un mutuo 100 per 100 segue le stesse regole di un finanziamento ipotecario standard.

Solitamente, gli istituti di credito calcolano prima il tasso di riferimento, ottenendo un valore diverso a seconda se è fisso o variabile.

In un secondo tempo calcolano lo spread in termini di ricarico a proprio favore.

Ecco perché nelle pratiche di mutuo viene in un primo tempo fissato il tasso di interesse a cui viene applicata, successivamente, la ‘cresta’ dello spread.

Indipendentemente dai valori Eurirs o Euribor, rispettivamente associabili al tasso fisso o variabile, l’ultima parola per l’entità dello spread spetta alla banca, che decide nei limiti di legge e di mercato il proprio ‘ristoro’.

Chi ha detto che il miglior mutuo ha lo spread più basso?

Non sempre il miglior mutuo è quello con lo spread più basso.

Si è comunemente portati a ragionare in termini di spread alto o basso, privilegiando il secondo nella scelta dei mutui più convenienti.

Ma non sempre lo spread basso è sinonimo di convenienza del finanziamento, anche perché il suo valore non si mantiene costante nel tempo, al contrario è piuttosto ‘ballerino’.

Se. poi, si considera il caso dei mutui ipotecari al 100 per 100, si evince da subito che lo spread non può essere fra i più bassi riferendosi a finanziamenti altamente a rischio per la banca che li concede in assenza di garanzie e ‘cash’ da investire in anticipi o caparre.

Le promozioni più ‘ghiotte’ del momento

Detto ciò, basta guardarsi intorno o farsi un giro virtuale per scoprire, attraverso i simulatori che abbondano online sui portali specializzati, le offerte più appetitose del momento in fatto di spread e mutui.

Fra le tante colpisce la proposta di Cariparma che con il suo ‘Gran Mutuo Casa Semplice’ offre un finanziamento a tasso fisso del 2,25% per il primo biennio con uno spread fermo al 2,85% negli anni a seguire.

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